Paul Mijksenaar viene considerato uno dei più importanti wayfinder designer del mondo. Cosa fa un wayfinder designer? È la persona cui siamo grati quando troviamo alla svelta quello che cerchiamo, in città e nelle grandi infrastrutture (stazioni ferroviarie, aeroporti, ospedali, e così via); la stessa persona cui rivolgiamo le nostre imprecazioni quando non riusciamo a orientarci e smarriamo la via. Insomma, un progettista che scalpita per ridurre ai minimi termini la burocrazia del comunicare.
Ieri pomeriggio Mijksenaar ha mostrato di essere proprio bravo. Raccontando la sua quarantennale esperienza nell’ambito dell’incontro organizzato dalla rivista digitale Flows – Modelling mobility all’interno della mostra Smart City, a Milano, il progettista olandese ha citato una grande quantità di argomenti interessanti. A me, cui è capitato il piacere di moderare il suo intervento, è parsa irrinunciabile una delle sue pagine, riprodotta qui sopra. Chi progetta con cura sa bene che la complessità non può essere ridotta artificiosamente, solo per ottenere maggiore controllo (come molti manager vorrebbero), né può essere governata (come sembrano credere molti educatori). La complessità deve invece divenire più evidente, e sempre più leggibile. Molti guai sarebbero evitati, se solo avessimo tutti maggiore consapevolezza della complessità nella quale sguazziamo, o affoghiamo, o generiamo valore (scegliete voi).