Zainocrazia cerca di mostrare le conseguenze indesiderate della parcellizzazione del sapere. Dedicare molto tempo allo studio di una parte e, alla fine, scambiare questa parte per il tutto: ecco cosa non funziona in un sistema fondato sullo sviluppo esclusivo di specifiche facoltà. A detta di Martin Parker, questo vizio di fondo caratterizza a tal punto le business school che l’unica soluzione è demolirle, letteralmente. Nell’articolo pubblicato pochi giorni fa dal Guardian, Parker argomenta in modo circostanziato – gli viene facile, perché lui stesso ha insegnato nelle reputate business school inglesi per vent’anni.

“The B-school is constituted through separating commercial life from the rest of life, but then undergoes a further specialisation. The business school assumes capitalism, corporations and managers as the default form of organisation, and everything else as history, anomaly, exception, alternative. In terms of curriculum and research, everything else is peripheral.”

Questa assunzione acritica dell’ordine esistente caratterizza la quasi totalità di studenti delle numerose business school che fioriscono sul pianeta (siamo a circa 13.000). Un esercito di contabili che frequenta scuole costosissime al solo scopo di procurarsi, conclude Parker, quest’unica competenza: “come strappare il denaro dalle tasche della gente comune e tenerlo per se stessi.”

Un caso interessante di burocratizzazione dell’ignoranza, sapere di meno per possedere di più.